P6. Dislipidemie e prevenzione cardiovascolare: l'importanza di una terapia ipolipemizzante mirata
Maria Luisa Poli (1), Elisa Lodi (2), Letizia Reggianini (3), Emanuela Paoloni (4), Maria Grazia Modena (4)
(1) (a) Centro P.A.S.C.I.A. (Programma Assistenziale Scompenso Cardiaco, Patologie dell’Infanzia e a Rischio) aou Policlinico di Modena; (b) Unimore, Università di Medicina e Chirurgia di Modena e Reggio Emilia.
(2) Unimore, Università di Medicina e Chirurgia di Modena e Reggio Emilia,
(3) Centro P.A.S.C.I.A. (Programma Assistenziale Scompenso Cardiaco, Patologie dell’Infanzia e a Rischio) aou Policlinico di Modena.
(4) Centro P.A.S.C.I.A. (Programma Assistenziale Scompenso Cardiaco, Patologie dell’Infanzia e a Rischio) aou Policlinico di Modena; (b) Unimore, Università di Medicina e Chirurgia di Modena e Reggio Emilia.
Introduzione: Le dislipidemie, contribuendo significativamente alla morbilità e mortalità globali, rappresentano un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. La prevenzione delle complicanze cardiovascolari richiede una gestione efficace delle dislipidemie tramite terapie ipolipemizzanti adeguate. Questo studio esamina l'epidemiologia delle dislipidemie nei pazienti valutati in regime di urgenza breve e la prevalenza dell'uso di terapie ipolipemizzanti per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Metodi: Durante visite cardiologiche con urgenza breve effettuate presso il nostro centro ospedaliero, sono stati raccolti dati da 684 pazienti. È stata valutata la presenza di dislipidemia come fattore di rischio cardiovascolare e il relativo utilizzo di terapie ipolipemizzanti. Inoltre, sono stati analizzati l'aderenza alla terapia, i tipi di trattamento utilizzati e la loro efficacia nel raggiungere i target lipidici.
Risultati: Tra i 684 pazienti esaminati, 359 (52,6%) erano stati identificati come affetti da dislipidemia. Tra questi, il 42% (152 pazienti) non seguiva alcuna terapia ipolipemizzante e non adottava strategie per migliorare il profilo lipidico. Dei restanti 207 pazienti, la maggior parte, 193, era in trattamento con terapie ipolipemizzanti a base di statine, sia singolarmente che in combinazione. Altri 9 pazienti seguivano terapie alternative alle statine, come Ezetimibe o Fenofibrato; 10 assumevano integratori alimentari a base di Monacolina; 4 non erano sicuri riguardo all'uso di una terapia ipolipemizzante; e solo 1 paziente riportava di seguire parzialmente una terapia con statine.
Conclusioni: I risultati mettono in luce l'elevata prevalenza delle dislipidemie tra i pazienti valutati in regime di urgenza breve e sottolineano l'importanza delle terapie ipolipemizzanti nella riduzione del rischio cardiovascolare. Tuttavia, una percentuale significativa di pazienti con dislipidemia non seguiva un'adeguata terapia, una situazione che può essere solo parzialmente spiegata da una possibile intolleranza alle statine, dato che solo 9 soggetti erano in trattamento con terapie alternative. Questa lacuna evidenzia una mancanza di collaborazione efficace tra medici di medicina generale e specialisti, compromettendo il raggiungimento dei target lipidici raccomandati e il trattamento tempestivo secondo le linee guida. Per ridurre il rischio di eventi cardiovascolari, è fondamentale migliorare l'aderenza alle terapie ipolipemizzanti di prima linea, che sono sia efficaci che economiche. I dati suggeriscono dunque la necessità di un approccio più coordinato e consapevole tra i professionisti sanitari per ottimizzare il trattamento delle dislipidemie e migliorare gli esiti per i pazienti ad alto rischio.
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