Iperomocisteinemia e malattie cardiovascolari

Iperomocisteinemia e malattie cardiovascolari

Basi molecolari e prevenzione attraverso l’alimentazione

L’iperomocisteinemia è uno dei fattori di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari, in quanto promuove l’aterosclerosi e l’instaurarsi di uno stato proinfiammatorio, che favorisce lo sviluppo di trombosi, infarto e ictus ischemico.

L’alimentazione gioca, anche in questo caso, un ruolo importante, infatti è stato osservato che la carenza di alcune vitamine del gruppo B, coinvolte nel metabolismo dell’omocisteina, è correlata all’aumento della concentrazione plasmatica di questa sostanza.
Un adeguato apporto di tali nutrienti, associato a un corretto stile di vita, è in grado di mantenere i livelli ematici di omocisteina sotto controllo.

Cenni sui meccanismi alla base dell’associazione tra iperomocisteinemia e malattie cardiovascolari

L’omocisteina è un aminoacido solforato sintetizzato a partire dalla metionina, un aminoacido essenziale assunto attraverso il consumo di carne, uova, legumi e latte.

Valori di omocisteinemia al di sotto di 13 micromoli/litro negli uomini, 10,1 micromoli/litro nelle donne e di 11,3 micromoli/litro nei ragazzi fino a 14 anni, sono considerati nella norma.

L’aumento della concentrazione plasmatica di omocisteina è collegato a maggior rischio di malattie cardiovascolari, in quanto:

  • Promuove l’aggregazione piastrinica e la riduzione della produzione di ossido nitrico, importante regolatore del tono vascolare;
  • Favorisce lo stress ossidativo, in quanto determina l’aumento di specie reattive dell’ossigeno (ROS) le quali, non solo danneggiano DNA, proteine, carboidrati e lipidi, ma contribuiscono anche all’ossidazione delle lipoproteine deputate al trasporto dei lipidi nel sangue, processo alla base dello sviluppo dell’aterosclerosi;
  • Blocca gli enzimi coinvolti in reazioni di transulfurazione, provocando la deplezione di H2S, anch’esso un mediatore importante nell’omeostasi endoteliale e nell’inibizione dell’aterogenesi;
  • Provoca l’errata incorporazione dell’omocisteina nelle proteine, generando complessi tossici, come l’omocisteina-tiolattone, in grado di interferire con la coagulazione del sangue e con vie di segnalazione biochimiche, ad esempio nella risposta all’insulina;
  • Determina l’accumulo di S-adenosilhomocisteina, un inibitore di metiltransferasi che causa ipometilazione e di conseguenza alterazione di reazioni importanti per l’omeostasi vascolare.

Tutti questi fattori compromettono la funzione endoteliale, promuovendo lo sviluppo di uno stato proinfiammatorio e protrombotico, con conseguente aumento del rischio di infarto, ictus ischemico, trombosi ed embolia polmonare.

Come controllare i livelli di omocisteina con la dieta

Il metabolismo dell’omocisteina è strettamente legato all’azione di alcune vitamine del gruppo B, in particolare vitamina B9, B12 e B6, che fungono da cofattori di enzimi che ne regolano la sintesi, e la loro carenza è correlata a livelli elevati di omocisteina nel sangue. In Tabella 1 sono riportati i livelli di assunzione raccomandata per la popolazione adulta di vitamine e le fonti alimentari.

Tabella 1. Livelli di assunzione giornaliera raccomandata di vitamine B6, B9 e B12 e fonti alimentari.

Micronutriente Assunzione giornaliera raccomandata Fonti alimentari
Vitamina B6 1,3-1,7 mg/die negli uomini adulti

1,3-1,5 mg/die nelle donne adulte

Alimenti di origine vegetale (prevalente in cereali integrali e frutta secca), e di origine animale
Vitamina B9 400 μg/die Vegetali a foglia verde, frutta, legumi
Vitamina B12 2,4 μg/die Alimenti di origine animale (fegato, carne, pesce, uova, latte e latticini)

È stato osservato che l’assunzione giornaliera di tali micronutrienti, in particolare di vitamina B9, sia in grado di riportare i livelli di omocisteina nella norma. In particolare, l’integrazione giornaliera di acido folico pari a 0,5-5,0 mg è in grado di ridurre i livelli di Hcy plasmatica di circa il 25%, più un’ulteriore riduzione del 7% se combinata con 0,4 mg di vitamina B12.

È possibile raggiungere il fabbisogno giornaliero di vitamina B9 e mantenere sotto controllo la concentrazione di plasmatica di omocisteinemia anche mediante l’assunzione di folati, la forma della vitamina presente naturalmente negli alimenti, con una dieta varia che preveda abbondanti quantità di frutta, verdura, legumi e cereali integrali, e ponendo attenzione ai metodi di conservazione, di cottura e al consumo di alimenti che potrebbero interferire con il loro assorbimento. Trattandosi di vitamine idrosolubili, infatti, la loro biodisponibilità negli alimenti può essere facilmente alterata dalla luce, dall’aria e dal calore, soprattutto nel caso dei folati e della vitamina B6. Metodi di cottura che richiedono tempi prolungati o con abbondanti quantità di acqua determinano una maggiore perdita di micronutrienti, di conseguenza sarebbe opportuno prediligere cibi crudi, quando possibile, oppure cotti a vapore o a basse temperature.

È bene inoltre limitare il consumo di caffè, in quanto la caffeina in esso contenuta interferisce con l’assorbimento di vitamine del gruppo B, e di bevande alcoliche che, non solo riducono anch’esse la biodisponibilità dei micronutrienti, ma è stata osservata anche una correlazione tra assunzione di alcol e aumento di omocisteina plasmatica.

Assunzione di vitamina B9 e malattie cardiovascolari

Sebbene sia ormai consolidato che l’assunzione di vitamina B9 riduca la concentrazione plasmatica di omocisteina, non è altrettanto certa la sua efficacia nel ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Alcuni studi mostrano un lieve beneficio nella prevenzione di ictus ischemico con l’integrazione di acido folico in combinazione con vitamina B6 e vitamina B12, e nella riduzione di omocisteinemia e della resistenza all’insulina in bambini in sovrappeso e obesi, con l’integrazione di solo acido folico, ma sono necessari ulteriori studi per valutare i benefici a lungo termine.

L’abbassamento dei livelli di omocisteinemia ad opera dei folati potrebbe comunque essere una buona strategia per ridurre l’infiammazione e le conseguenze vascolari associate all’aumento di tale metabolita.

È inoltre da sottolineare che, essendo i folati prevalenti negli alimenti vegetali, la loro azione combinata a quella di fibre, fitochimici, minerali e altre vitamine in essi contenuti, possa avere comunque effetti positivi nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Tali benefici assumono maggiore significato ed efficacia soprattutto se inseriti nel contesto di uno stile di vita sano che contempli un’alimentazione equilibrata, attività fisica e astensione da fumo e alcol.

Prospettive future

Nonostante siano molti i punti da chiarire sia per quanto riguarda i meccanismi d’azione dell’omocisteina, sia le corrette strategie per ridurre in modo significativo il rischio di malattie cardiovascolari, l’iperomocisteinemia rappresenta comunque un fattore di rischio molto importante per lo sviluppo di tali patologie. Inoltre, tra le poche carenze vitaminiche che interessano la popolazione italiana, quella di folati è ancora molto diffusa, per cui sono necessari maggiori interventi di sensibilizzazione e informazione riguardanti questa condizione, soprattutto per le fasce della popolazione più a rischio, come le donne in gravidanza, donne in terapia con anticoncezionali, e coloro che presentano altri fattori di rischio cardiovascolare.


Bibliografia

 

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