Roberta Siliquini
Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI)
Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatria Università di Torino
L'influenza è un'infezione respiratoria acuta causata da virus diffusi in tutto il mondo, capace di provocare malattie di varia gravità che talvolta portano all'ospedalizzazione e alla morte. La sua sorveglianza globale è attiva costantemente, in quanto rientra tra le principali cause di morbosità e mortalità a livello mondiale. Tra novembre ed aprile, l’influenza si manifesta con picchi stagionali nell’emisfero settentrionale e nei mesi tra giugno ed ottobre nell’emisfero meridionale.
L’influenza è da considerarsi una importante problematica di Sanità Pubblica, non solo a causa della potenziale gravità ma anche per l’elevato consumo di risorse sanitarie e l’impatto cruciale sulla produttività dovuto all’assenteismo in ambito lavorativo. L’onere della malattia sulla Sanità Pubblica varia comunque di anno in anno, sulla base delle caratteristiche del ceppo virale circolante e dell’immunità della popolazione, rendendo difficoltosa la stima dei numeri annuali di decessi e dell’impatto economico.
Secondo il Global Burden of Disease Study, nel 2017 si sono verificati circa 145.000 decessi su 54,5 milioni di infezioni del tratto respiratorio inferiore attribuibili all'influenza (LRTIs). Il tasso di mortalità è risultato più alto per popolazioni con età superiore ai 70 anni e di età inferiore ai 5 anni (16-4 decessi per 100.000 abitanti). I risultati di una revisione sistematica del 2023 riportano che gli adulti di età compresa tra 50 e 64 anni hanno maggiori probabilità di essere ricoverati in ospedale.
Secondo Il Centro Europeo per il controllo delle Malattie (ECDC), ogni anno, il 10-30% della popolazione europea viene colpita dal virus dell’influenza, valore pari a 4-50 milioni di casi sintomatici e 15-70 mila decessi. Nella stagione 2023-2024, per la maggior parte dei paesi Europei, si è osservato un aumento del tasso di sindromi simil-influenzali (ILI) e/o infezioni respiratorie acute (ARI). In Italia, i valori di incidenza delle ILI, nella settimana 2023-52, hanno raggiunto un picco stagionale mai osservato in quelle precedenti. Recentemente, uno studio italiano condotto da Fattore et al., ha osservato una media, per stagione, di circa 21.500 ricoveri in eccesso attribuibili al virus dell’influenza, corrispondente a 36,4 casi per 100.000 persone.
Dalla stratificazione dei risultati per fasce d’età, la maggior parte dell’eccesso di ricoveri ospedalieri associati all’influenza ha riguardato gli adulti più anziani (≥60 anni) con 125 ricoveri per 100.000 abitanti.
Alla luce dei dati relativi ai rischi che l’infezione da influenza comporta, l’OMS indica la vaccinazione come l’attuale misura più efficace per ridurre il rischio di contrarre la malattia e/o le sue complicanze. L’obiettivo della copertura vaccinale che l’OMS e il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2023- 2025 si impegnano a raggiungere va da un minimo di 75% ad un ottimale 95% negli ultrasessantacinquenni.
La vaccinazione è raccomandata dall’OMS alle categorie di soggetti a rischio: le donne in gravidanza, i bambini, gli ultrasessantacinquenni, le persone con patologie croniche ed operatori sanitari, ma non è autorizzata per i bambini sotto i sei mesi.
In Italia sono disponibili sei tipologie di vaccino, autorizzate dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e dall’Agenzia italiana del Farmaco (AIFA):
Sono numerosi gli studi che hanno dimostrato l'efficacia della vaccinazione antinfluenzale. I risultati di uno studio condotto dal CDC, nel 2019-2020, hanno mostrato come la vaccinazione è stata capace di prevenire circa 7 milioni di malattie influenzali, 100.000 milioni di visite mediche, 100.000 ospedalizzazioni e 7.000 decessi associati all’influenza.
La vaccinazione antinfluenzale è un importante strumento di prevenzione per le persone con determinate condizioni di salute cronica, come per esempio, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e le malattie cardiovascolari. Nel 2018, Jeffrey C. Kwong et al. hanno osservato come esista, negli adulti (≥35 anni), una probabilità sei volte maggiore di sviluppare un infarto miocardico acuto nella settimana successiva alla diagnosi di influenza, inoltre, nella popolazione anziana, anche una lieve malattia da virus influenzale aumenta di due volte il rischio di eventi cardiovascolari acuti.
Nel 2020, i risultati di uno studio condotto da Eric J. Et al., hanno riportato che gli eventi cardiaci improvvisi e gravi sono comuni negli adulti ricoverati in ospedale per influenza. Nello specifico, circa il 12% su 80.000 pazienti adulti ricoverati per influenza nel corso di otto stagioni influenzali, ha avuto un evento cardiaco acuto, come insufficienza cardiaca acuta o cardiopatia ischemica. Di questi, il 30% è stato ricoverato in terapia intensiva e il 7% è deceduto durante la degenza.
I meccanismi attraverso i quali si verificano questi fenomeni sono vari e includono l’attivazione del sistema immunitario, con conseguente: infiammazione sistemica, generazione di uno stato di ipercoagulabilità, attivazione del sistema simpatico e aumento della domanda di ossigeno miocardico.
Data la relazione tra infezioni, infiammazione ed eventi cardiovascolari, diversi studi hanno valutato il ruolo del vaccino antinfluenzale nel ridurre questi eventi.
Queste osservazioni sono state confermate da una meta-analisi (Udell, Jacob A et al.) di studi clinici, che ha rilevato come la vaccinazione antinfluenzale porti a una riduzione del 36% degli eventi cardiovascolari maggiori.
Una revisione sistematica e meta-analisi del 2021 (Yedlapati, Siva H et al.) ha incluso non solo studi clinici ma anche studi osservazionali. Gli autori hanno riscontrato come la vaccinazione antinfluenzale nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare o con malattia cardiovascolare conclamata riduca la mortalità generale (RR = 0,75), la mortalità da eventi cardiovascolari (RR = 0,82) e gli eventi cardiovascolari maggiori (RR = 0,87).
Alla luce dei risultati riportati in letteratura, le attuali linee guida internazionali raccomandano che le popolazioni ad alto rischio, incluse quelle con malattie cardiovascolari, si sottopongono annualmente al vaccino antinfluenzale, sulla base dell’efficacia dimostrata nel prevenire l’influenza e le complicanze ad essa associate.
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